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"Gli anni sessanta alla Spezia e Provincia": il libro sarà presentato anche a Castelnuovo Magra

L'appuntamento l'11 agosto in piazza Querciola alle ore 18.

Il libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” farà tappa a Castelnuovo Magra, per iniziativa del Comune, della Sezione ANPI, di Archivi della Resistenza e dell’Associazione Culturale Mediterraneo.
La presentazione si terrà mercoledì 11 agosto alle ore 18 in piazza Querciola, nell’area del Castello dei Vescovi di Luni. L’assessore alla cultura Katia Cecchinelli e i rappresentanti della sezione Anpi e di Archivi della Resistenza dialogheranno con gli autori.

Nell’occasione saranno presentati entrambi i Volumi del libro: “Dai moti del 1960 al Maggio 1968” e “Dalla Primavera di Praga all’Autunno caldo”.
Castelnuovo Magra è tra i protagonisti del libro, che narra le vicende sia del gruppo di giovani -comprendente tra gli altri Amilcare Mario Grassi “Celé” e Paolo Antonelli- che si impegnò nella FGCI e fu poi tra i fondatori de Il Potere operaio e di Lotta Continua, sia del gruppo dei giovani cattolici del Circolo La Vetta, presieduto da Ariodante Roberto Petacco, impegnato in particolare nell’attività del cineforum.

I testimoni che hanno collaborato al libro sono 341, a cui aggiungere i due autori.
“Caratteristica dell’opera -scrive lo storico Paolo Pezzino nella Prefazione- è lo spettro veramente impressionante degli argomenti trattati: non ci si limita infatti agli aspetti più evidenti delle lotte sindacali degli operai, del movimento degli studenti, dei rapidi mutamenti del mondo politico, ma si prendono in considerazione anche l’evoluzione del costume, della cultura artistica e musicale, dei quadri ideologici, delle pratiche religiose. I due Volumi sono poi corredati da importanti apparati: una cronologia internazionale e nazionale, oltre che locale, appendici documentarie, le schede biografiche dei testimoni, e le fotografie, che fanno parte a pieno titolo dell’interpretazione e della narrazione storiografica. In conclusione un’opera monumentale che restituisce alla Spezia, importante città industriale, il ruolo di primo piano che le spetta nel quadro dei sovvertimenti politico-sociali ed economici degli anni Sessanta”.

Il secondo Volume si sofferma sulla “grande occupazione” delle scuole del dicembre 1968, che coinvolse tutto il litorale tirrenico, sulle lotte operaie e su tutti gli altri avvenimenti del biennio, dalla notte della Bussola alla strage di piazza Fontana, offrendo un ritratto compiuto della vita politica, sociale e culturale di tutta la provincia e anche, per molti aspetti, di tutto il Paese.

Scrivono gli autori nel retro di copertina:
“Negli anni Sessanta prese corpo, fino all’esplosione nel 1968-1969, una ‘rivolta etica’: una lotta antiautoritaria contro autorità a cui non si riconosceva più legittimità. Una contestazione della grande razionalizzazione autoritaria che negava autonomia, autorealizzazione di sé e dignità alla persona umana: allo studente della scuola nozionistica e gerarchica, che ossificava la cultura, come all’operaio della fabbrica fordista, nella quale i calcoli ingegneristici applicati ai tempi di produzione si sposavano con un comando brutale affidato all’onnipotenza ed alla prepotenza dei capi.
Si trattò di un movimento complesso, che aveva alle origini una miscela di sentimenti e di poli¬tica, un intreccio tra l’affermarsi di una volontà di autogoverno della propria vita e lo sviluppo di un’azione collettiva ispirata ai valori della libertà, dell’eguaglianza e della fratellanza. Protagoniste furono anche le giovani donne: all’insegna, in questa fase, più dell’emancipazione e della parità che della liberazione e della differenza. E tuttavia anche tali caratte¬ristiche segnavano, per l’ampiezza delle ragazze coinvolte (che, in un certo senso, stimolavano la generazione delle madri), qualcosa di veramente nuovo.

Nel libro si delineano i tratti, riguardanti la cultura -si pensi all’importanza del linguaggio della musica- ma anche gli stili di consumo ed i comportamenti di vita, della comunità giovanile protagonista della ‘rivolta’. ‘Dio è morto’ fu anche il manifesto di questa comunità e della frattura giovani-adulti che si verificò. Era emersa una generazione, per molti aspetti diversa dalla precedente e da essa distinta, insoddisfatta del presente ma anche delle proposte di cambiamento indicate sia dal centrosinistra che dalla ‘sinistra storica’.
Il tentativo di questa generazione di costituire una ‘soggettività politica’ subì uno scacco. Ma le sue pulsioni vitali hanno lasciato segni che ci riguardano ancora”.

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