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International Marconi Day: Al Museo Tecnico Navale una giornata dedicata alla radiotelegrafia In evidenza

di Anna Mori - Il pubblico ha potuto ammirare i nastri marconiani delle prime sperimentazioni del 1897 e il funzionamento della macchina "Enigma".

Ieri, Sabato 27 aprile, il Museo Tecnico Navale ha partecipato alla 36^ edizione dell’International Marconi Day, la manifestazione internazionale che ogni anno "unisce via etere" tutti i siti storici legati alla vita e all'attività di Guglielmo Marconi. Questa edizione ha voluto anche ricordare i 150 anni dalla nascita dello scienziato bolognese.

"Guglielmo Marconi ebbe un rapporto inscindibile con la Marina Militare, che a lui non lesinò aiuti in termini di uomini e di mezzi - sottolinea il Direttore del Museo Tecnico Navale, Contrammiraglio Leonardo Merlini - Abbiamo aderito, come consuetudine, a questa giornata particolare, che quest'anno coincide con i 150 anni dalla nascita di Guglielmo Marconi. Abbiamo voluto organizzare una serie di piccoli eventi che hanno coinvolto tutti i visitatori. In particolare è stato allestito un punto nel quale piccoli e grandi possono cimentarsi imparando l'alfabeto e utilizzando il tasto Morse con il quale Marconi il 17 luglio 1897, proprio qui alla Spezia, compì la prima prova di trasmissione da una stazione a terra a una in mare, la corazzata della Regia Marina 'San Martino'. Quest'anno in particolar modo - conclude il Contrammiraglio Merlini - in considerazione che la Sala Marconi è in riallestimento per celebrare degnamente questo 150ennale, grazie all'associazione Rover Joe, abbiamo fatto una dimostrazione di 'Enigma', che era la macchina cifrante utilizzata durante la seconda guerra mondiale".

Presso lo storico istituto culturale della Marina, è stata allestita una stazione radio gestita dai radioamatori appartenenti alle sezioni spezzine dell’Associazione Radioamatori Italiani, dell’Associazione Radioamatori Marinai d’Italia e del Coordinamento Stazioni Marconiane Italiane.

È stato proprio grazie al supporto della Marina Militare che Guglielmo Marconi poté effettuare nel Golfo della Spezia le prime sperimentazioni di comunicazioni senza fili dalla terra al mare. Il 17 e 18 luglio del 1897, grazie anche alle risorse del moderno Arsenale e alle conoscenze del personale civile e militare, Marconi rivoluzionò il mondo delle comunicazioni, che fino a quel momento avvenivano solo sulla terra ferma e tramite cavo. Grazie alle scoperte dello scienziato bolognese, da quel momento furono possibili le trasmissioni wireless da terra a mare e poi anche tra diverse unità navali in navigazione. Oggi, se su una moderna nave militare o civile, si può avere la medesima configurazione per le comunicazioni che si ha sulla terraferma, lo si deve a Guglielmo Marconi e alle sue scoperte, ancora alla base di ogni tipo di comunicazione, dalla radiotelefonia allo scambio di dati.

I rapporti tra Guglielmo Marconi e la Marina Militare furono sempre molto stretti. La Forza Armata seppe investire anzitempo sull’ingegno del giovane bolognese, sostenendolo nelle sue ricerche, Marconi ricambiò concedendo le sue invenzioni che furono poi impiegate ma anche sviluppate dal personale della Marina.

Il Museo Tecnico Navale conserva un documento di grande valore: i nastri originali, chiamati "zone telegrafiche", che contengono i messaggi in alfabeto Morse scambiati proprio il 17 e 18 luglio 1897, durante quella che fu la prima comunicazione radiotelegrafica tra terra e mare nella storia. I nastri sono stati presentati al pubblico durante l'evento dal preparatissimo Bruno Grassi dell'Associazione Rover Joe, che ha presentato e spiegato ai presenti anche l'utilizzo della macchina Enigma, molto conosciuta per il ruolo fondamentale che ha avuto nelle comunicazioni criptate durante la Seconda Guerra Mondiale.

Ha completato l'offerta del Museo Navale per l'International Marconi Day, uno spazio dedicato ai bambini, curato dall’Associazione Radioamatori Italiani, dove i più piccolo hanno potuto cimentarsi con il tasto telegrafico e sperimentare di persona la telegrafia.

Guglielmo Marconi come è arrivato alla Spezia?

Quando Guglielmo Marconi venne a condurre le proprie sperimentazioni nel Golfo della Spezia, nel luglio 1897, era un giovane ventitreenne che, dopo un rifiuto da parte delle Poste Italiane, era stato accolto dal Post Office britannico per lo sviluppo di un progetto per la trasmissione a distanza di messaggi via aria senza l’utilizzo di un collegamento diretto tra trasmittente e ricevente. Dopo qualche mese dall’arrivo in Inghilterra, lo Stato italiano chiamò Marconi a svolgere il servizio di leva obbligatorio, che all’epoca durava ben tre anni, e grazie all’interessamento dell’Ambasciatore italiano, venne trovata la soluzione di arruolare il giovane scienziato nella Marina italiana e destinarlo all’Ambasciata d’Italia a Londra, in modo da perseguire contemporaneamente l’assolvimento degli obblighi di leva e lo svolgimento delle sperimentazioni.

Nel dicembre 1896, il capo del Post Office britannico, affermò che il suo ufficio stava sperimentando un nuovo mezzo di comunicazione inventato da Guglielmo Marconi, che poteva trasmettere segnali Morse già a diverse miglia di distanza sulla terra ferma. A questo punto la Marina italiana chiese a Marconi di ripetere le prove a bordo di una nave mettendogli a disposizione tutti i mezzi necessari. Qui entra in gioco la nostra città!

L’Arsenale era all’epoca il polo industriale più completo esistente sul territorio italiano, nel quale erano presenti le competenze, le conoscenze e le maestranze in grado di sviluppare la tecnologia più avanzata. Marconi rientrò in Italia e iniziò una serie di esperimenti tra il Laboratorio elettrico di S. Bartolomeo e il piazzale del Comando in Capo, alle spalle di Porta Principale, ad una distanza di circa 3 km. Nei giorni seguenti venne spostata la stazione ricevente a bordo della corazzata S. Martino che navigò fuori dal golfo. Marconi ottenne la ricezione del segnale all’interno della struttura metallica della nave, ad una distanza di oltre 17 km, superando anche l’ostacolo delle isole.

La macchina "Enigma"

La macchina "Enigma" ha l'aspetto di una macchina da scrivere con una tastiera e una serie di lampadine corrispondenti alle lettere. Ad ogni tasto premuto sulla tastiera, si accendono, secondo il codice, le lettere luminose. La sequenza delle lettere che si illumina, dà il messaggio cifrato o viceversa, quello in chiaro se si batte il messaggio cifrato. Enigma non trasmette, ma codifica e decodifica dei messaggi. 

Nel 1400 Leon Battista Alberti inventò il Disco cifrante, due dischi concentrici, uno fisso ed uno mobile con un alfabeto non in sequenza: ruotando il disco si componevano parole che potevano essere lette in chiaro solo disponendo del Disco cifrante.

Il tedesco Arthur Scherbius, nel 1918 riprese l’idea di Leon Battista Alberti e realizzò la macchina a rotori Enigma, per criptare messaggi per impedire forme di spionaggio industriale. La macchina venne in seguito adottata dall’esercito tedesco.

Enigma era dotata di tre rotori, ognuno dei quali aveva le 26 lettere dell’alfabeto. Ogni giorno venivano modificate le prime tre lettere dell’alfabeto sulle quali posizionare inizialmente i tre rotori, che in seguito sono diventati cinque e più. Ogni lettera digitata si trasformava in una lettera criptata senza nessuna logica, producendo 158 962 555 217 826 350 000 possibili combinazioni.

I servizi segreti polacchi, che già presagivano una possibile invasione tedesca, carpirono i segreti di Enigma, senza però riuscire ad impadronirsi della macchina. Il capo dell’intelligence, Marian Rejewski, fu in grado di decifrare i messaggi tedeschi e nel 1938 realizzò la Bomba, una macchina elettromeccanica che ricostruiva la posizione iniziale dei rotori di Enigma, consentendo la decodifica di tutti i messaggi della giornata.

In seguito la Bomba fu portata in Inghilterra, dove fu organizzato un centro di intercettazione e decifrazione dei messaggi tedeschi dove hanno lavorato per tutta la durata del Conflitto mondiale migliaia di persone, per la maggior parte donne: militari, matematici, fisici, storici, linguisti, papirologi, campioni di scacchi, esperti di cruciverba, segretarie, ragionieri. Tra loro il matematico Alan Turing che riuscì ad adattare la Bomba alle diverse modifiche che i tedeschi hanno apportato ad Enigma nel corso della guerra.

Nel 1941, la Marina britannica riuscì a catturare un sommergibile tedesco equipaggiato di una macchina Enigma, del suo manuale d’uso e soprattutto delle tavole per il posizionamento quotidiano delle lettere dei rotori.
La cattura rimase un segreto per tutta la guerra e i britannici poterono decifrare la maggior parte dei messaggi all’insaputa dei tedeschi.

 

 

 

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